Mercati in caduta libera per le ritorsioni tariffarie
I titoli azionari statunitensi sono crollati per il secondo giorno consecutivo venerdì, in seguito alle ritorsioni della Cina contro le tariffe doganali imposte dal presidente Donald Trump, intensificando i timori di una guerra commerciale globale. Il Dow Jones Industrial Average è crollato di oltre 1.000 punti (2,5%), mentre l’S&P 500 è sceso del 2,6% e il Nasdaq del 3%, avvicinandosi al mercato ribassista. I futures avevano segnalato un’ulteriore sofferenza, con i futures sul Dow in calo di 450 punti e quelli sul Nasdaq del 3,2%.
Il ministero delle finanze cineseha annunciato una tariffa del 34% su tutti i beni statunitensi a partire dal 10 aprile, inasprendo le tensioni dopo le storiche imposizioni di Trump su quasi tutte le importazioni. La mossa ha cancellato 2,5 trilioni di dollari di valore del mercato statunitense in due giorni, segnando la peggiore performance di Wall Street dal crollo della pandemia del 2020.
La resilienza del mercato del lavoro non riesce a calmare i nervi
Il sell-off ha messo in ombra un rapporto sull’occupazione di marzo più forte del previsto, che ha mostrato una robusta crescita delle assunzioni e dei salari. Le buste paga non agricole hanno battuto le previsioni, con bassi licenziamenti che hanno sostenuto l’espansione economica, anche se il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%. Gli analisti hanno notato che le tariffe potrebbero presto annullare i guadagni del mercato del lavoro, mentre JPMorgan ha messo in guardia da una potenziale recessione del 2025 e da un impatto fiscale annuale di 660 miliardi di dollari dovuto alle politiche di Trump.
I settori che dipendono dalle catene di approvvigionamento globali hanno subito il colpo di grazia:
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Vendita al dettaglio: Nike (-14%), Ralph Lauren (-16%)
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Tecnologia: Apple (-8% giovedì), JD.com (-7,5%), Alibaba (-8,7%)
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Energia: Valero (-15%), petrolio greggio (-7%)
I rischi di recessione aumentano
UBS ha tagliato l’obiettivo di fine anno dell’S&P 500 a 5.800, mettendo in guardia da una “significativa recessione degli Stati Uniti” se i dazi dovessero persistere. L’indice di volatilità Cboe (VIX) è salito del 30% giovedì per riflettere la “paura estrema”, mentre il dollaro ha toccato i minimi di ottobre 2024.
Rischi principali in vista:
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Ritorsione UE/Alleati: Gli analisti mettono in guardia dai dazi che colpiscono banche, compagnie aeree e servizi.
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Impennata dell’inflazione: I dazi potrebbero aggiungere il 2% ai prezzi al consumo, complicando la politica della Fed.
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Guadagni aziendali: Le multinazionali devono affrontare pressioni sui margini a causa dell’interruzione delle catene di approvvigionamento.
Divergenza lavorativa settoriale e regionale
Mentre le assunzioni a livello nazionale si sono stabilizzate, il rapporto Aura di aprile ha rivelato forti disparità:
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Leader della crescita: Rhode Island (+8,3%), Montana (+7,4%), ospitalità (+13%)
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Cali: Texas (-2,6%), Florida (-5,3%), sanità (-3%)
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Lavoro a distanza: Stabilizzato al 6% degli annunci, concentrato nel settore tecnologico e dell’ospitalità.
Il sentimento degli investitori è a livelli di crisi
I commenti del presidente della Fed Jerome Powell a mezzogiorno saranno esaminati per individuare eventuali accenni a tagli dei tassi, anche se le pressioni inflazionistiche potrebbero limitare la flessibilità.
Mentre le ansie della guerra commerciale eclissano i fondamentali economici, i mercati si preparano a una volatilità prolungata. Con gli accenni negoziali di Trump su TikTok che offrono poco conforto, la strada verso la stabilizzazione rimane irta di ostacoli.
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